150 anni fa - La prima inaugurazione dell'Osservatorio

un articolo della serie: 150 anni fa - le tappe della fondazione dell'Osservatorio di Arcetri

La mattina del 26 settembre 1869 venne inaugurata ad Arcetri l'installazione provvisoria del telescopio Amici. Numerosi furono i partecipanti: autorevoli membri del Governo, come il Presidente del Consiglio dei ministri, Luigi Federico Menabrea, ed il ministro della pubblica istruzione Angelo Bargoni; i geodeti ed astronomi stranieri dell'Associazione Geodetica internazionale per la misura del grado europeo, riuniti in quei giorni a Firenze (e motivo della scelta di quella data per l'inaugurazione); molti astronomi italiani come Angelo Secchi e Giovanni Santini, che parteciparono alla riunione geodetica e tennero un ulteriore incontro per definire il programma delle osservazioni scientifiche dell'eclisse totale di Sole del 1870; alcuni medici del secondo Congresso medico internazionale, anch'essi riuniti nella Capitale del Regno; molti professori della Sezione di scienze fisiche e naturali dell'Istituto di Studi superiori di Firenze; ed un vasto pubblico, per un totale di 200 persone circa.

Inaugurazione 1869

Gli invitati davanti alla cupola (Archivio INAF-Osservatorio Astronomico di Padova)

Gli ospiti si radunarono intorno alla cupola, provvisoriamente installata nel Podere della Cappella, a circa 200 metri dalla cima della collina. Fatta entrare una parte degli ospiti nella cupola, il direttore dell'Osservatorio di Firenze, Giovan Battista Donati, tenne il suo discorso inaugurale.

Lo riportiamo qui integralmente, ricollegando alcuni brani ai nostri articoli della serie: 150 anni - le tappe della fondazione dell'Osservatorio di Arcetri

ILLUSTRI COLLEGHI!

A voi cui la scienza è debitrice di tanti progressi, a voi che le portate tanto amore, qual cosa potrebbe riuscire più gradita dell'essere testimoni che la città di Firenze (la quale avete onorata della presenza vostra) non solo è ricca di gloriose tradizioni scientifiche, ma possiede inoltre larga copia di quei delicatissimi e nello stesso tempo potentissimi mezzi capaci di servire efficacemente all'odierno sviluppo delle naturali discipline? Imperocchè le nobili memorie sono di eccitamento grandissimo al bene operare, ed a risponder la natura è sorda, se oramai non si interroga per mezzo degli apparati più squisiti e perfetti, che solo l'arte moderna è stata capace d’immaginare e comporre.

Per tali ragioni, illustri colleghi, vi s’invitò a salire su quest'amena e bella collina d’Arcetri, ove il pensiero non può fare a meno di sollevarsi alla memoria di quel sommo Galileo, che aprì le prime vie fra il cielo e la terra, e che è una delle memorie più gloriose non solo per Firenze e l'Italia, ma per l'umanità tutta quanta. Qui in questi luoghi, or son più di due secoli,

Ohime! si fecer quei begli occhi oscuri
Che vider più che tutti gli occhi antichi,
E i lumi fur dei secoli futuri.
(si veda nota 1 all fine della pagina)

Qui in questi stessi luoghi si sta oggi preparando ciò che abbisogna per coltivare, siccome conviensi, la scienza degli astri, progenitrice di tutte le altre scienze.
Il muro che voi vedete, sul quale poggia e si muove questa cupola astronomica, farà parte integrante ed è come la pietra angolare di un nuovo Osservatorio, che dovrà sorgere non molto lungi di qui sulla parte più elevata della collina. Entro questa stessa area circolare, ove è ora provvisoriamente collocato il Gran Cannocchiale maestrevolmente condotto dal mio illustre predecessore, il prof. Amici, dovranno in seguito essere definitivamente collocati gli Apparati, che per mezzo della fotografia registrano le vicende del magnetismo terrestre. Perciò si entra nella cupola scendendo, invece che salendo, poichè gli apparecchi magnetici saranno situati alquanto al di sotto del terreno circostante, affinchè siano meno soggetti alle influenze dei cambiamenti della temperatura atmosferica.
In quei disegni appesi al muro, voi potete vedere l’intero progetto che del nuovo Osservatorio ha fatto l’egregio ingegnere Falcini. La parte esterna dell’edifizio ha una pianta rettangolare che da levante a ponente è lunga metri 50, e da mezzogiorno a tramontana è larga 12 metri. Al pianterreno sono disposte alcune sale di studio, e vi è una vasta e bella sala per le osservazioni nel meridiano, e ve ne ha pure una per le osservazioni nel primo verticale.

Progetto dell'Osservatorio

Progetto del nuovo Osservatorio, uno dei disegni appesi in cupola durante l'inaugurazione  (Archivio INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri)


Al piano superiore si trovano delle ampie terrazze e due cupolette mobili, l’una a levante e l’altra a ponente sui lati estremi della fabbrica; e nel centro domina maestosa la Cupola massima dell’Osservatorio. Le due cupolette laterali saranno quelle stesse che già si trovano sull’attuale Osservatorio in Firenze; la gran cupola centrale dovrà essere questa stessa sotto cui siamo in questo momento; la quale è tutta da smontarsi, e facilmente trasportabile da un luogo all’altro. Tutto l’insieme è di una architettura semplice, ma nello stesso tempo elegante e severa; qual si addice ad un pubblico edifizio consacrato al culto della scienza. Gli istrumenti riposeranno sulla viva roccia, onde è formata tutta intera questa collina; non si avranno impedimenti all’orizzonte; non si avrà il fumo, non la luce artificiale, nè il movimento della città, che tanto nuocciono alle buone osservazioni astronomiche.

Ma qui mi sento dimandare: perché questo stato provvisorio? Perché questa trasposizione di luoghi e di destinazioni? Troppo lunga e noiosa sarebbe la storia del come nacque in me la prima idea di costruire in Firenze un Nuovo Osservatorio, e delle vicende che quell’idea ha subito prima che potesse esser ridotta all'atto, come si è ora a malapena incominciato. Vi basti il sapere che mentre per salire su questo colle, a voi è oggi bastato un brevissimo tempo, a me sono occorsi non meno di cinque lunghissimi anni per giungere a questa Prima Stazione. E sì che nel montare questo Golgota io trovai per la via dei soccorsi ben più validi e poderosi di quello che prestò il Cireneo! Or sono più di tre anni che il municipio di Firenze fu il primo a venire in generoso soccorso della scienza, accordando per il Nuovo Osservatorio la somma di 30 mila lire: e il nostro Consiglio Provinciale seguì quasi subito quel nobile esempio accordando anch'esso una somma eguale. Dopo ciò, il R. Governo riuscì finalmente a mettere nel bilancio dello Stato per il 1868, la somma di lire 28 mila, destinate al Nuovo Osservatorio; e S. M. il Re accordò pure della sua cassetta privata la somma di lire 15 mila: e la legge per la spesa totale fu poi finalmente votata dalla Camera dei Deputati il dì 15 maggio di quest'anno.

Vedete dunque, come vi diceva poco fa, che i soccorsi non sono mancati, e che sembra anzi che nel caso presente, sia stata pienamente compresa la massima, che non potendo i mezzi privati essere sufficienti per le continue e costanti ricerche scientifiche, né potendo mettersi in dubbio che ogni progresso della scienza, qualunque esso sia, riesce, o prima o poi, di grandissimo vantaggio per ogni classe di persone, è quindi naturale e giusto che le casse del pubblico e dei grandi concorrano ad impinguare il patrimonio della scienza, che è patrimonio comune.
Se non ché tante e tanto felici disposizioni hanno poi trovato una lunghissima serie di contrasti e di inciampi che è impossibile di qualificare di qual natura essi siano. Si disse, per esempio, che i regolamenti si opponevano a che possa spendersi la somma che i due rami del Parlamento già votarono nel 68, per il Nuovo Osservatorio! La legge, che dopo tante eterne lungaggini fu finalmente approvata dalla Camera dei Deputati, non potè esserlo ugualmente dal Senato, che dovè improvvisamente chiudersi fuori di tempo.

Insomma, poiché una lunga e dolorosa esperienza mi aveva purtroppo ammaestrato che i contrasti nascevano appunto quando meno erano da prevedersi; io stimai cosa utile di collocare il Gran Rifrattore dell’Amici, siccome si poteva, affine di adoperarlo in qualche speciale ricerca astronomica. E ciò gioverà sempre, sebbene in questo momento, mercè le premurose e intelligenti cure del nostro onorevole Ministro della Pubblica Istruzione, ogni ostacolo sia ormai rimosso, avendo S. M. il Re firmato ora ora il Decreto che autorizza la costruzione del nuovo Osservatorio Fiorentino; perciò il provvisorio sarà di corta durata, e si potrà in gran parte riacquistare il tempo inutilmente perduto.

Inaugurazione1869 dettaglio legenda

Dettaglio sui partecipanti alla cerimonia. Gli astronomi G. B. Donati (1);Annibale De Gasparis (2); Gaetano Cacciatore (3); Angelo Secchi (4); Giovanni Santini (5);  Giuseppe Lorenzoni (6). Il presidente del Consiglio Luigi Federico Menabrea (7); il ministro della Pubblica Istruzione Angelo Bargoni (8)

 

Concedetemi adunque, illustri colleghi, che in questo giorno di tanto buone tanto desiderate novelle, che in questo giorno, da me per la vostra gradita presenza, a buon diritto considerato siccome il primo dal quale deve intendersi che incominci la storia del Nuovo Osservatorio Fiorentino, che in questo giorno cui la presenza vostra imprime un vero carattere di solennità scientifica, concedetemi dico che io faccia un voto per la prosperità e per il progresso delle scienze in generale, e della scienza degli astri in particolare; di questa scienza che coltivata in origine per superstizione, ha poi più validamente di tutte le altre, contribuito ad dileguare tanti e tanti pregiudizi dell'umano intelletto; di questa scienza che per la prima abituò gli uomini alla inesorabile immutabilità dei fenomeni della natura, e che così contribuì potentemente a scuotere le fondamenta dell'edificio della menzogna e dell'ipocrisia.
E di fatti i fenomeni che si presentano in cielo, si offrirono alle prime genti come i più capricciosi e i più inesplicabili di tutti i fenomeni naturali; onde si credé che ogni astro fosse la sede di una forza indipendente e soprannaturale, cioè di un dio; e ben presto si costituirono delle potentissime caste di individui i quali per mero e proprio guadagno si dettero ad osservare il cielo, dicendo che ciò serviva per istare in rapporti diretti con gli dei: i templi vennero per tal guisa a trasformarsi in veri e propri Osservatorii.

Ma, per quanta malizia si adoperi, la luce che emana e si raccoglie dal cielo non può, o prima o poi, fare a meno di dileguare le tenebre, e di rischiarare l'umana ragione, e così gli Osservatorii che in principio tanto contribuirono a fomentare la superstizione, servirono poi, come la lancia di Achille, a sanare l'umanità da quella piaga che essi stessi avevan prodotta, o che per lo meno avevan reso maggiormente profonda.
Grandissima è stata ed è tuttora l'influenza dell'astronomia sullo sviluppo di tutte le altre scienze, e specialmente sulla matematica e sulla fisica, e spesso è accaduto che queste abbiano fatto dei giganteschi progressi più per le dimande che lor faceva la scienza degli astri che per loro proprio impulso, o bisogno.

Per fino la chimica che fu, è vero, ritenuta dagli antichi alchimisti tanto strettamente legata coi fenomeni celesti, che chiamarono con gli stessi nomi i metalli e i pianeti, ma che, una volta cadute le ipocrite e false teorie degli astrologi, sembrò per lunghissimo tempo la scienza che meno delle altre avesse che fare con l'astronomia, oggi, in virtù di tante nuove e stupende scoperte, vi si trova in realtà così fattamente legata, che in questo momento appunto cerca di risolvere certi problemi dai quali dipende il potere stabilire i diversi gradi di parentela esistenti fra il nostro globo, e gli altri corpi disseminati per la immensità dello spazio; imperocché si è nuovissimamente dimostrato che non vi ha poesia nel dire,

Ciò che riluce in cielo, in terra fuma. (nota 2)

E volendo continuare a discorrere della nobiltà e dell'importanza dell'astronomia, non troverei da vero difetto di argomenti.
Se non ché, mentre in questa circostanza io non poteva a niun patto esimermi dal fare intendere in qualche modo la mia debole voce, ora mal converrebbesi a me di parlare più a lungo, dinanzi a voi, di una scienza della quale siete maestri tanto appassionati e profondi. A questo punto dunque,

È omai il tacer più che il parlare onesto, (nota 3)

ed io volentieri mi taccio, con la speranza e il desiderio che il Nuovo Osservatorio Fiorentino possa anch'esso contribuire efficacemente al progresso della scienza, talché,

Vengano i veri frutti dopo ‘l fiore. (nota 4)

 

Le citazioni nel discorso sono tratte, liberamente, dalle seguenti opere: 1) Galilei, sonetto, in Appiano Buonafede, Ritratti poetici storici e critici di varj uomini di lettere, Napoli, 1745: “Oimè! Si fero que’ begli occhi oscuri, / Che vider più, che tutti gli occhi antichi, / E i Lumi fur de’ secoli futuri.”. 2) Dante Alighieri, Divina Commedia: “La mente, che qui luce, in terra fumma”, Paradiso, XXI, 100. 3) ibidem: “più è tacer che ragionare onesto”, Paradiso, XVI, 45. 4) ibidem: “e vero frutto verrà dopo ‘l fiore”, Paradiso, XXVII, 148.

 

Per un resoconto dettagliato della cerimonia, estratto dai numerosi articoli sui quotidiani dell'epoca, si rimanda all'articolo Le due inaugurazioni dell'Osservatorio di Arcetri.