150 anni fa - La seconda -definitiva- inaugurazione!
un articolo della serie: 150 anni fa - le tappe della fondazione dell'Osservatorio di Arcetri
Finalmente arrivò il momento di inaugurare l'edificio principale dell'Osservatorio. Non mancarono gli ultimi intoppi, come se non fossero bastate le lungaggini burocratiche e le prime deficienze che già la costruzione manifestava. Infatti, l'inaugurazione fu inizalmente prevista per il 20 ottobre. Si dovette però rimandarla a causa della cattiva stagione, che aveva causato anche l'interruzione di una linea ferroviaria: molti invitati non avrebbero potuto raggiungere Firenze. La cerimonia fu dunque spostata a Domenica 27 ottobre 1872. Purtroppo l'artefice dell'Osservatorio, Giovan Battista Donati, il giorno precedente si ruppe un femore e -costretto a letto- non potè presenziare l'inaugurazione e accogliere gli ospiti.
Inaugurazione dell'Osservatorio, 27 ottobre 1872 (Archivio INAF-Osservatorio Astronomico di Monte Porzio). "L’aspetto dell’edificio è proporzionato, severo, a linee nette, di un colore bigio, come si conviene ad un palazzo della scienza; è per ciò che stuonano un po’ le imposte, di un verde troppo vivace e gaio" (La Gazzetta d’Italia 28/10/1872)
I numerosi ospiti furono fatti entrare nella Sala dei Meridiani, un vasto ambiente nell'ala ovest dell'edificio caratterizzato da tre fenditure verticali per le osservazioni. Erano presenti: autorità locali, fra cui il Sindaco di Firenze Ubaldino Peruzzi, i membri del Consiglio Direttivo dell’Istituto di Studi Superiori di Firenze, presidi e professori dello stesso Istituto, i rappresentanti delle Università di Pisa e Siena, diversi astronomi e fisici italiani, i direttori di alcune scuole e istituzioni fiorentine, letterati, artisti, alcuni rappresentanti del Parlamento e giornalisti; e, non ultime, molte "gentili signore".
Fu Adolfo Targioni Tozzetti, professore di zoologia dell'Istituto, a leggere il discorso in vece di Donati. Lo riportiamo qui integralmente, inframezzato da alcune note.
Onorevoli signori e colleghi,
Molti dotti di tutte le più culte Nazioni d’Europa, trovandosi, tre anni or sono, riuniti a Firenze in fraterni e scientifici Congressi, vennero in numero grande ed eletto a visitare questo istesso luogo, ove or noi ci troviamo. Vi vennero: sì perché, quei nostri ospiti illustri desiderarono di rendere con quella visita un riverente omaggio alla gloriosa memoria del gran Galileo, il quale appunto su questa collina passò gli ultimi anni della travagliata sua vita; e sì perché, fin d’allora era stato decretato che qui dovesse sorgere un nuovo tempio consacrato al culto di quella scienza, a cui quel Genio soverchiante e veramente sommo infuse un vigore di vita nuova e inattesa.
Allora, non lungi da qui, ma in un luogo molto meno elevato, esisteva soltanto un’angusta sede, che fu improvvisata per ricovrarvi temporariamente il gran Refrattore di Amici, e che in avvenire (quando sia ampliata e compiuta) sarà ridotta a Osservatorio Magnetico. Ma lo spazio preciso, sul quale or noi siam ragunati, era sempre il campo ferace dell’industre colono, né Cerere lo aveva per anche ceduto ad Urania.
Oggi Voi vedete di fatto costruito questo saldo e ben disposto Edificio, che nel 1869 potei solo mostrare in disegno a coloro che qui convennero.
Nel suo discorso Donati descrive la cerimonia della prima inaugurazione, in cui venne presentata l'installazione provvisoria ad Arcetri del Telescopio Amici. All'inaugurazione del 1872 mancarono i molti ospiti internazionali che caratterizzarono quella del 1869: in quell'anno, infatti, molti scienziati si riunirono a Firenze per una riunione dell'Associazione Geodetica Internazionale per la Misura del Grado Europeo; nel 1872, invece, erano lontani da Arcetri, avevando da poco finito di presenziare la riunione generale della Commissione Internazionale del Metro a Parigi. Fra i pochissimi stranieri presenti ad Arcetri ci fu l'astronomo e divulgatore francese Camille Flammarion. Continuamo con il discorso:
Le prime proposte di un nuovo Osservatorio in Firenze rimontano al 1862; ma una proposta completa e formale non poté essere presentata al regio Governo che ai primi del 1864. Gli anni oramai trascorsi non sembreranno certamente ad alcuno un breve intervallo. Per me poi, sono stati lunghissimi e penosi, ché gli ho dovuti contare e ricontare in ansioso e forzato silenzio. Spesso mi è accaduto di credere che il Nuovo Osservatorio potesse sorgere in un tempo assai breve: e anzi, non rade volte me lo sono immaginato già interamente compiuto. Ma tutto ciò non era che un vaneggiar del pensiero; poiché l’Edifizio che vedevo con la mia mente, era una illusione, la quale si dileguava e perdevasi affatto in mezzo alla miriade di tutte quelle altre illusioni, di cui è ingombro l’Edifizio delle Formalità, e dei Regolamenti troppo spesso superstiziosi.
In realtà da lungo tempo si sperava di poter spostare l'Osservatorio di Firenze in un altro luogo. Prima che si rendesse disponibile la collina di Arcetri, Donati provò a realizzarlo nel Forte Belvedere, con un progetto presentato invano nel 1861, e poi nel Giardino del Cavaliere di Boboli. Anche in questo caso il progetto fu respinto, alla fine del 1864, perchè il vicino Palazzo Pitti divenne la Reggia di Firenze, nuova capitale del Regno d'Italia. Per l'atteggiamento di Donati riguardo alle formalità e ai regolamenti, fanno fede i suoi commenti sconfortanti dell'anno precedente! Ma non era più il momento di lamentarsi:
Ma io non voglio turbare la serena gioia di questo giorno felice con querele inutilmente garrule in bocca mia, né con malinconiche e inopportune memorie: e anzi mi piace oggi di ricordare, come io mi sia abbattuto in tanti pubblici ufficiali, che (sebbene diversissimi e per ordine e per grado) erano pur tutti concordi nel desiderare e procurare veracemente che riuscissi a conseguire la mèta tanto anelata.
E mi è pure gratissimo il rammentare come nel tempo che il nuovo Osservatorio era ben lungi dall’essere apparecchiato alle osservazioni (onde la fama ne incominciava appena a mormorare l’esistenza), pure non pochi dotti, sì italiani che stranieri, vennero a visitarlo; e tutti mi rinfrancavano e mi accendevano maggiormente a proseguire nella bene incominciata intrapresa; elogiandola e giudicandola con favore grandissimo.
Venne qui, fra gli altri, lo Struve, insigne astronomo russo, il quale in varie Relazioni richiestegli dal suo Governo intorno allo stato, in cui trovasi l’Astronomia pratica nei molti paesi da lui visitati, non ha mai cessato di deplorare le condizioni infelici degli Osservatorii italiani, e la cui voce autorevole, essendo giunta fino al nostro Governo, ha certamente avuto una non lieve influenza nel concepimento e nell’attuazione di questo Osservatorio nostro. Lo Struve dirige sapientemente il vasto Osservatorio di Pulkova, che è una vera e splendida Reggia scientifica, ov’egli sta principe.
Donati attribuiva al'astronomo russo-tedesco Otto Wilhem Struve un ruolo molto importante nella realizzazione dell'Osservatorio. L'astronomo di Firenze avrebbe voluto incentrare la cerimoni di inaugurazione di Arcetri su Struve, con il conferimento di una importante onorificenza. Ma Struve non potè essere presente: dopo l'incontro scientifico a Parigi aveva già predisposto un viaggio in Inghilterra. Segue Donati:
Ma se qui vennero dei Principi fra i Dotti, non mancò pur di venirvi il Dotto fra i Principi.
Il saggio Monarca del Brasile, Don Pedro II, vero esempio di regale sapienza (il quale appunto in questo momento sta ordinando nei suoi Stati gli studii astronomici), venne nel passato dicembre ad esaminare minutamente le costruzioni di questo Osservatorio, che appariva allora una mole indigesta.
E oltre a questi, e a tanti altri ricordi lietissimi, di cui mi è forza tacere, di quanto conforto non deve essere per ognuno il considerare che al compimento di questo Osservatorio hanno contribuito, non solamente il generoso e impareggiabile nostro Re e il Regio Governo, ma anche il nostro Municipio e la Provincia nostra?
La molteplice e concorde cooperazione prestata al compimento di una tale opera, deve in fatti rincorare chiunque sa, essere oramai impossibile che abbiano florida vita le discipline della Fisica, se una protezione efficace non le nutrisce. Senza la forza materiale languisce oggi anche la forza scientifica; se questa per altro difetta, quella pure vien meno. Guai a quei popoli che non sanno impedire che un tale anello si rompa!
Questo Nuovo Osservatorio non è dunque nato per soddisfare a qualche bisogno circoscritto, e molto meno a qualche capriccio particolare: sì bene perché era comune il sentimento che in Italia dovessero sorgere alla perfine degli Osservatorii degni dei tempi nuovi; ed anche, perché pareva bene naturale, e doveva essere universalmente gradito, che una riforma di questo genere (la quale sarà senza dubbio proseguita, e con la costruzione di altri nuovi Osservatorii, e col miglioramento di alcuni degli esistenti) venisse iniziata colà, dove per il potente impulso del gran Galileo nacque quella celebre Scuola che ebbe per divisa il motto provando e riprovando e da dove si partirono i primi fulgidissimi raggi che illuminarono il mondo intiero di una luce nuova e feconda.
Le ere della storia, le date degli imperi, sono poco, al paragone quell’era memorevole e gloriosa che Galileo segnò nella scienza: e ciò nondimeno, io oso affermare che il sorgere in Italia di un Osservatorio come questo, segnerà in avvenire nella nostra storia scientifica una data quasi altrettanto importante e memorabile.
È fuori di dubbio che per certi riguardi la nostra Nazione non è rimasta, né rimane indietro alle altre, neppure nello studio degli astri, e Voi, miei egregi confratelli qui presenti ne siete la prova più bella: ma se si tolgono le celebri osservazioni del Piazzi e poche altre (che costituiscono i fondamenti della meccanica del cielo, perché furon fatte in tempi da noi remoti, quantunque con istrumenti e in luoghi incapaci di far conseguire la precisione moderna), tutti gli altri lavori o scoperte, comecché di gran pregio ed eccellenti, sono più presto da attribuirsi a sforzi individuali e alla felicità del nostro cielo, che ad un ordinamento atto e predisposto a mantenere nel dovuto onore le nostre più gloriose tradizioni scientifiche.
Le prime e più grandi scoperte del cielo furono già fatte dal Galileo e da pochi altri sommi: e noi siamo ora ridotti ad andar spigolando per quegli istessi campi, ove già mieterono tanta messe quei forti ed esperti cultori. Il frutto che ancor può ottenersi è, senza dubbio, sempre abbondantissimo, anzi, inesauribile; ché l’albero della scienza mette sempre nuove radici, e getta sempre nuovi ed inaspettati germogli: ma i nuovissimi frutti non si possono più raccogliere, né con gli arnesi, né entro le case di una volta.
Come dunque io diceva, il primo nascere in Italia di un Edificio come questo, costruito con tutte le regole dell’arte e ordinatamente disposto per servire ai molteplici e più recenti bisogni della scienza progredita, segnerà nella storia dei nostri studii una data importantissima. E tanto importante e memorabile, che non è da vero per affettata modestia se io dico di sentirmi affatto indegno dell’altissimo onore, cui mi ha serbato la sorte e che l’ufficio mi ha imposto, di far sentire cioè la mia debol parola dinanzi a Voi, in tanta solenne occasione.
In questi brani Donati allude allo scopo con cui l'Osservatorio di Arcetri era stato fondato, quello di contribuire alle misure fondamentali dell'Astronomia classica, ovvero alla determinazione accurata delle coordinate dei corpi celesti. Per questo erano necessari strumenti di precisione come il cerchio meridiano, che Donati intendeva acquisire per l'Osservatorio ma che non era ancora disponibile ad Arcetri - e non lo sarà mai! L'astronomo affida infine le ultime frasi del discorso a Galileo Galilei, imprescindibile figura di riferimento per l'astronomia e per Arcetri:
Ma non son io, è l’immortale Galileo, la cui voce echeggia tuttora arcana e potente per questi luoghi a lui sacri, il quale vi dice:
O rappresentanti del Governo italiano e del Municipio, e della Provincia di Firenze,
Voi avete innalzato un Monumento, il quale (poiché si rivolge e guarda al cielo) mi è il più gradito di quanti altri mai furono fino ad or consacrati alla mia memoria. Esso attesta il vostro amore e la riverenza vostra alla scienza: accresce il lustro e l’onore di questa nostra Città, e dell’intera Nazione.
Questi luoghi, quantunque sempre benedetti dal sorriso della natura, pure erano all’età mia tanto appartati e negletti, che io vi fui ingiustamente e stolidamente costretto a confine. Ma or che Voi di tanto ne aiutaste e nobilitaste con l’arte la naturale bellezza, è ben giusto che invece dell’evitata mia cella, dove ogni luce fu muta, sorga sovr’essi la mia Casa onorata, ove si riverberino quei purissimi raggi che io per il primo insegnai a raccogliere dai più remoti spazi del cielo. E una tal Casa renderà questi colli maestosamente severi, come già le altre opere da Voi compiutevi li resero maestosamente piacevoli.
Gli splendidi, prosperi, ed utili edifici, sorgon solo colà, ove uomini virtuosi e generosi sono capaci di apprezzarli e onorarli. Di tali edifici è ben ricca Firenze: e quello che oggi mi consacrate, propaga sempre più la vostra fama, e l’assicura perennemente.
O Voi, cui stringe la cura di queste fiorentine e fiorenti contrade; or che la marea della popolazione, che sempre affluisce verso le capitali, si è alquanto di qui dileguata; or che le molte e multiformi Sirene, le quali dimoran sempre dappresso ai politici scogli, son ite altrove a far pompa delle loro seducenti attrattive, talché i flutti or si mostran qui meno commossi e adirati; afferrate celeri e sicuri il tempo propizio, e da vigili ed esperti nocchieri drizzate la nave, di cui avete il governo, verso lo sterminato mar del sapere, che solo può condurre ai desiati lidi della prospera, giusta e virtuosa fortuna.
In realtà il riflusso della marea, causato dal definitivo spostamento della Capitale del Regno a Roma, non ebbe influssi tanto positivi sul progetto dell'Osservatorio di Arcetri. Un effetto si vide anche nella cerimonia: mentre nel 1869 erano presenti il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro della Pubblica Istruzione, nel 1872 c'erano solo dei delegati. In particolare "L’assenza del Ministro della pubblica istruzione, in una occasione come questa, fu vivamente notata, e vivamente biasimata. [...] Non c’è paese mediocremente culto, dove il Governo non si sarebbe creduto a debito e non si sarebbe tenuto onorato il concorrere con la persona e con ogni altra maniera a siffatta solennità. Non ci saremmo aspettati di essere testimoni di questa insipiente scortesia e trascuranza in Italia, in Firenze [...]" (La Nazione 29/10/1872). Lasciamo ora Galileo (Donati) concludere il discorso:
Ma voi ben sapete che il firmamento è l’eterno è l’unico cronometro che può far sicure ai naviganti le infide vie dell’Oceano. La prudenza non vada dunque disgiunta dal coraggio; né vi ristate dal procurare che questa eletta Vedetta vostra possa sempre star vigile. La munite pertanto di tutti quei dotti apparati, coi quali, e nell’ardor del meriggio, e nel rigor della notte, si scrutano le arcane leggi dell’universo, allo scopo di disciplinare le menti alle più sublimi speculazioni, e di far servire il cielo ai civili bisogni della terra.
Ma già ogni incitamento è soverchio per Voi, che di un’azione illuminata e vigorosa date una prova non dubbia con questa festa, oltre ogni dire opportuna. Ché pur le feste (se giustificate e brevi) hanno nella scienza un posto degno ed acconcio ad infonderle nuova lena nei diuturni travagli, e ad accrescerne il culto.
Dunque: non più parole; si ponga mano all’opra; si dien presto dei fatti.
Terminata la cerimonia, un folto gruppo di invitati si recò a far visita a Donati, che abitava a poche centinaia di metri dall'Osservatorio, nella Villetta della Cappella. Qui l'astronomo, che "aveva un aspetto calmo e sereno" malgrado l'infortunio che gli aveva impedito di partecipare, appose insieme agli altri la sua firma alla pergamena inaugurale. Infine, dopo le fotografie di rito ed un banchetto, l'Osservatorio venne aperto a tutta la cittadinanza: "La fabbrica dell’Osservatorio piacque a tutti, proprio a tutti" (La Nazione 29/10/1872).
Pergamena dell'Inaugurazione del 1872 (copia fotografica eseguita nel 1901 conservata nell'Archivio dell'Osservatorio; l'originale cartaceo, una volta esposto nella sala centrale dell'edificio -attuale Biblioteca- non è più rintracciabile).
Per un resoconto dettagliato della cerimonia, estratto dai numerosi articoli sui quotidiani dell'epoca, si rimanda all'articolo Le due inaugurazioni dell'Osservatorio di Arcetri. Per una storia più completa di tutto il percorso che potò alla fondazione dell'Osservatorio, si veda: The Founding of the Arcetri Observatory.